
Foto n.1: pianta parziale del territorio di
Montecassino, 1746
Usi Civici, B. 107, fasc. 10 - Originale colorato
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Gli Atti Demaniali
Inizieremo dalla documentazione appartenente al fondo degli
“Atti Demaniali” (1809-1952).
Si tratta di documentazione attinente il problema della liberazione
delle terre dagli usi civici: gli “usi civici” erano e sono
forme di utilizzazione collettiva delle terre. Per l’Italia,
l’origine, è strettamente legata a quella del feudo: laddove si
rintraccia l’esistenza di un feudo, lì esistevano e venivano
esercitati gli usi civici da parte delle popolazioni. Nel corso del
XVIII secolo, sotto l’influenza di nuove correnti ideologiche, si
affermò la tendenza per la diminuzione delle terre comuni e per il
loro passaggio nella proprietà privata.
L’occupazione del Regno di Napoli da parte dei Francesi per un
decennio, fu carica di cambiamenti sostanziali, in tutti i campi, da
quello politico a quello dell’organizzazione amministrativa.
La legge del 2 agosto 1806 abolì la feudalità con tutte le sue
attribuzioni, i decreti 8 giugno 1807 di Giuseppe Bonaparte e 3
dicembre 1808 di Gioacchino Murat dettarono norme per la divisione
dei demani feudali.
Il Grande Feudatario, nel territorio di cui parliamo, era il
Monastero di Montecassino, che esercitava la sua alta signoria su un
vastissimo territorio.(foto n.1)
Nel fondo “Atti Demaniali” si trovano le carte riguardanti le
istruttorie, gli atti preparatori, le sentenze, le dispute
riguardanti la ripartizione dei demani e la conseguente suddivisione
in quote tra gli aventi diritto che diedero luogo ad interminabili
vertenze tra Università che avevano in comune usi civici o
promiscuità, e che, per legge, dovevano essere sciolte
definitivamente. Si trovano, qui, anche le prime piante, a
rilevamento geometrico del territorio in questione, dal momento che
sia il catasto onciario, che il seguente catasto murattiano, sono
accomunati dalla caratteristica di essere entrambi dei catasti
descrittivi, privi cioè del corredo di mappe e piante.(foto n. 2 e
n. 3)

Foto n.2: mappa del territorio di Cardito
Affari Demaniali, B. 25 - Originale colorato
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I catasti onciari
Nel catasto onciario, venivano riportati su base familiare i
beni e le rendite di cui era titolare la famiglia intestataria. Nel
catasto murattiano, invece, si dà preminenza ai singoli beni ai
quali viene attribuito un numero progressivo, seguito
dall’indicazione del nome del proprietario, della natura della
singola proprietà, della denominazione del luogo, della estensione
ed infine della rendita netta imponibile.
Presso questo Archivio si conservano i registri dei catasti onciari
di Viticuso (1745) e di Roccasecca (1742) collocati rispettivamente
nel fondo della Sottoprefettura di Sora l’uno, e l’altro nel
Commissariato per gli usi civici. (foto n.4)
Nel Regno di Napoli la redazione di un nuovo catasto fu ordinata da
Carlo di Borbone, con un dispaccio reale del 4 ottobre 1740, al
quale seguirono poi le Istruzioni Generali del 17 marzo 1741.
Il catasto fu detto “onciario” perché la valutazione dei beni
veniva fatta ad “once” (pari al valore di una moneta d’oro di
sei ducati) e risultava composto, secondo le Istruzioni, da quattro
parti: gli atti preliminari, le rivele, gli apprezzi e il catasto
definitivo.
Gli atti preliminari comprendevano le disposizioni di carattere
generale, le “rivele” erano le dichiarazioni giurate di tutte le
persone di qualunque “stato, grado e condizione, cittadini e
forestieri, abitanti e non nel comune”, in merito al proprio
mestiere, alla composizione della famiglia, ma soprattutto ai beni
posseduti.
Successivamente le “rivele” venivano “apprezzate” da
estimatori che eseguivano visite nei singoli fondi.
Le annotazioni degli apprezzi dei singoli beni venivano trascritte
sul “Libro degli apprezzi”.
“La collettiva generale” era l’ultima parte del catasto e
costituiva la sintesi delle due precedenti operazioni, sulla quale
si fondava poi il sistema tributario.
È qui conservata, anche, la copia microfilmata del catasto onciario
di Sora: i catasti onciari degli altri comuni della Provincia di
Terra di Lavoro si possono trovare presso l’Archivio di Stato di
Napoli.

Foto n.3: una pianta del registro del
catasto onciario di Roccasecca, 1742
Commissionato per gli usi cicici, f. 678, B.55
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Foto n.4: catasto onciario di Viticuso
Sottoprefettura di Sora,
B. 756
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I catasti murattiani
Toccò, in seguito, a Gioacchino Murat, con il “Decreto del
dì 9 ottobre 1809 per la formazione dei catasti provvisori (foto n.
5), e per l’Iscrizione delle mutazioni” dare l’imput
definitivo per un nuovo tipo di catastazione, già annunciata, con
legge 8 agosto 1806, n. 238, che aveva abolito tutte le
contribuzioni dirette sui beni fondiari, sulle persone o sulle
industrie, sostituendole con un tributo unico, l’imposta
fondiaria.
L’Archivio di Stato di Frosinone conserva i registri del catasto
murattiano, detto anche, “catasto provvisorio” per i seguenti
comuni: Acquafondata, Agnone (Villa Latina), Alvito, Aquino, Arce,
Arpino, Atina, Belmonte (Belmonte Castello), Brocco (Broccostella),
Campoli (Campoli Appennino), Casalattico, Casalvieri, Castelluccio (Castelluccio
di Sora poi Castelliri), Castelnuovo (Castelnuovo Parano), Cervaro,
Colle San Magno, Coreno (Coreno Ausonio), Fontana (Fontana Liri),
Fratte (Ausonia), Isola (Isola presso Sora poi Isola del Liri),
Monticelli (nel comune di Esperia), Palazzolo (Palazzolo di
Castrocielo poi Castrocielo), Pastena, Pescosolido, Picinisco, Pico,
Piedimonte (Piedimonte San Germano), Pignataro (Pignataro Interamna),
Posta Fibreno, Rocca d’Arce, S. Biagio, (S. Biagio Saracinisco),
San Donato (San Donato Val di Comino), San Germano (Cassino), San
Giorgio (San Giorgio a Liri), San Giovanni Incarico, Sant’Ambrogio
(Sant’Ambrogio sul Garigliano), Sant’Andrea (Sant’Andrea del
Garigliano), Sant’Angelo in Theodice, Sant’Apollinare, Sant’Elia
(Sant’Elia Fiumerapido), Santopadre, San Vittore (San Vittore del
Lazio), Schiavi (Fontechiari), Settefrati, Sora, Terelle,
Vallerotonda, Vicalvi, Villa (Villa Santa Lucia), Viticuso.
Il catasto murattiano, che è un catasto descrittivo, fu definito
“provvisorio” dal momento che era stato stabilito che si
passasse al catasto geometrico–particellare, ma i successivi
avvenimenti politici ne interruppero l’attuazione. Nel
Mezzogiorno, tuttavia, rimase in vigore fino alla legge del 1 marzo
1886, n. 3682, che uniformò la legislazione catastale italiana
estendendo a tutte le province del Regno il sistema
geometrico-particellare. Il nuovo catasto italiano cominciò ad
operare agli inizi del Novecento, in alcuni casi anche oltre il
primo quarto di secolo. (foto n. 6)

Foto n.5: Catasto Provvisorio Napoletano,
Registro delle Mutazioni N. 458.
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I registri catastali
Ugualmente, sono conservati, presso questo Archivio di Stato i
registri catastali provenienti dagli Uffici delle Imposte Dirette di
Cassino e di Sora. Il fondo comprende circa 6000 registri dei
terreni, oltre a registri dei fabbricati e mappe (n. 3650). (foto n.
7)
Il catasto del Regno italiano così come prevedeva la legge 1 marzo,
n. 3682, all’art. 33 era formato: dalla mappa particellare, dalla
tavola censuaria, dal registro delle partite, dalla matricola dei
possessori.
La documentazione notarile
Poco consistente è, invece, la documentazione notarile
riguardante il territorio considerato: possiamo citare solo un
centinaio di testamenti (88 per l’esattezza) di Pontecorvo,
provenienti dall’archivio notarile distrettuale di Cassino.
Il motivo principale di questa, quasi assoluta, mancanza di atti
notarili presso l’Archivio di Stato di Frosinone, è da
attribuirsi alla mancanza, nel Regno di Napoli, di istituti preposti
alla conservazione degli atti notarili: questi passavano da un
notaio, al suo successore, o ai suoi eredi, con evidente pericolo di
dispersione.
Diversa era la situazione nello Stato Pontificio, dove vigeva una
legislazione che, a partire dalla fine del XVI secolo, fece
confluire gli atti dei notai cessati in appositi istituti di
conservazione: gli archivi comunali.
Solo parzialmente la quasi totale dispersione di documentazione
notarile è lenita dalla presenza, in questo Archivio, della
Collezione delle pergamene notarili di Arce: si tratta di
cinquantacinque pezzi che vanno dalla metà del XV secolo alla metà
del XVIII secolo (foto di due pergamene).
Sono atti notarili privati: vendite, donazioni, accensioni di censi,
concessione di terre in enfiteusi, e quasi sempre uno dei due
interlocutori è una chiesa di Arce, il Rettore di essa, ovvero il
Capitolo o il clero di Arce. (foto nn. 8-9)
Il fondo della Sottoprefettura di Sora
Interessantissima, è anche, la documentazione appartenente al
fondo della Sottoprefettura di Sora. Le Sottoprefetture furono
istituite dopo l’Unità d’Italia, con la Legge per
l’Unificazione amministrativa del Regno d’Italia, n. 2248 del 20
marzo 1865: l’allegato A della stessa, ovvero, la legge comunale e
provinciale, prevedeva, all’art. 1, che il Regno si dividesse in
provincie, circondari, mandamenti e comuni.
Veniva stabilito, inoltre, che in ogni Provincia, vi fosse un
prefetto e un consiglio di prefettura: il prefetto rappresentava il
potere esecutivo in tutta la provincia e l’art. 7 prevedeva che,
in ogni circondario, vi fosse un sottoprefetto che si diceva
“compie sotto la direzione del prefetto le incombenze che gli sono
commesse dalle leggi, eseguisce gli ordini del prefetto e provvede
nei casi di urgenza riferendone immediatamente al medesimo”.
La sottoprefettura di Sora dipendeva dalla prefettura di Caserta e,
grosso modo, appartenevano al suo circondario i comuni che gravitano
attualmente sulla città di Sora e di Cassino. Oltre tutta la
documentazione che riguarda l’amministrazione dei luoghi, nel
fondo, si trova documentazione interessantissima riguardante, ad
esempio, il fenomeno del brigantaggio post-unitario, compaiono nomi
e gesta di briganti: Cedrone, Andreozzi, Fuoco, Guerra che vivono
ancora nella memoria popolare nei luoghi in cui imperversarono.

Foto n.6: Catasto del Regno d'Italia
Mappa del centro urbano di Sora, 1 gennaio 1876
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Gli scioperi
C’è ancora, tanto per fare degli esempi, la documentazione
riguardante gli scioperi delle cartiere nel sorano del 1902, e
quelli delle Leghe Operaie del 1915, quella delle elezioni
amministrative e dei censimenti succedutesi nei vari anni: si tratta
comunque di documentazione fondamentale per lo studio della storia
del territorio in questione.
Gli organi giudiziari
Non si puó, poi, trascurare la documentazione degli organi
giudiziari ovvero dei Giudicati di pace, dei Giudicati di
mandamento, delle Preture, ed, infine, del Tribunale di Cassino (San
Germano). (foto n. 10)
Ricordiamo che il Regno di Napoli, fu occupato dalle armate francesi
nel febbraio del 1806, e che dopo
l’insediamento di Giuseppe Bonaparte sul trono, attraversò un
periodo di enormi mutamenti.
Di grandissima importanza, anche per l’ordinamento giudiziario, fu
la legge sulla eversione della feudalità (2 agosto 1806) che
aboliva la qualità feudale delle terre possedute dai baroni.
Questa legge sopprimeva, dunque anche, le prerogative derivanti dal
carattere feudale delle terre delle quali una delle principali era
la giurisdizione.
Vennero introdotti, quindi, i codici napoleonici e definiti i limiti
del potere esecutivo e di quello giudiziario.
La riforma giudiziaria, iniziata durante il regno di Giuseppe
Bonaparte, entrò in vigore durante il regno di Gioacchino Murat: fu
varata con quattro leggi, le prime tre portano la data del 20 maggio
1808, e, la quarta, del 22 maggio dello stesso anno.
Si stabiliva che, alla base della piramide giudiziaria, ci fosse il
giudice di pace che giudicava le trasgressioni per pene punite al
massimo con dieci giorni di carcere o con multe non maggiori di
venti ducati. Il ritorno dei Borboni e la Legge Organica
sull’ordinamento giudiziario del 29 maggio 1817 non cambiarono
molto rispetto alla precedente legislazione, prevedendo che la
giustizia civile e penale fosse amministrata da: conciliatori,
giudici di circondario, tribunali civili, tribunali di commercio,
gran corti criminali, gran corti civili, corte suprema di giustizia.
In ogni comune dunque c’erano i conciliatori, in ogni circondario
vi era un giudice di circondario, in ogni provincia vi era un
tribunale civile. Nella provincia di Terra di Lavoro il Tribunale
civile aveva sede a S. Maria di Capua.
Questo Archivio di Stato conserva la documentazione riguardante i
giudicati circondariali di: Alvito, Arce, Arpino, Atina, Cervaro,
Esperia, Pico, Roccasecca, Sora.
Nei Giudicati circondariali, spesso è compresa anche la
documentazione riguardante i Giudicati di pace.
Dopo l’Unità d’Italia, con la legge del 17 febbraio 1861, in
vigore dal 1° maggio 1862, al giudice di circondario, subentrò, il
giudice di mandamento, con competenze simili. A seguito, poi,
dell’emanazione del Regio Decreto sull’ordinamento giudiziario
del 6 dicembre 1865, firmato da Vittorio Emanuele II Re d’Italia,
in ogni mandamento vennero istituite le Preture.
I Pretori ebbero le funzioni in materia civile e commerciale: erano
giudici in materia penale, ufficiali di polizia giudiziaria ed
esercitavano, inoltre, la giurisdizione volontaria.
Questo l’elenco delle preture istituite con il Regno d’Italia,
nel territorio da noi considerato: Alvito, Arce, Arpino, Atina,
Cervaro, Esperia, Pico, Pontecorvo, Roccasecca, Sora.
Vengono, altresì, istituiti sempre al titolo I, capo I, art. I del
decreto 6 dicembre 1865, oltre ai conciliatori e pretori, i
tribunali civile e correzionali, i tribunali di commercio, le corti
d’appello, le corti d’assise e la corte di cassazione.

Foto n.6: Catasto del Regno d'Italia
Mappa del centro urbano di Sora, 1 gennaio 1876
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Il tribunale civile e correzionale
Al tribunale civile e correzionale, che
nel territorio considerato ha sede a San Germano (poi Cassino),
spetta (r. d. 6 dicembre 1865 n. 2626 artt. 41 – 51) giudicare in
materia civile e penale in prima istanza e in appello tutte le cause
loro deferite dalle leggi, ed esercitare le funzioni di tribunale di
commercio.

Foto n.10: Tribunale di Cassino,
sentenze penali del 1882, N. 469
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Foto n.11: Tribunale di Cassino,
Registri di nascita del Comune di
Ausonia del 1809 - Reg. N. 23
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I tribunali di Commercio
I tribunali di Commercio, aboliti con la
legge 25 gennaio 1888, giudicavano in prima istanza e in appello le
attribuzioni ad essi demandate dal codice di commercio.
Erano composti da un presidente e da giudici ordinari e supplenti,
tutti scelti nel ceto dei commercianti che avessero esercitato il
commercio per dieci anni continui.
Gli atti del tribunale circondariale di Cassino comprendono sentenze
civili e penali dal 1862 e fogli di udienza sempre dalla stessa data
oltre a sentenze di vendita e volontaria giurisdizione.
Gli estremi cronologici nei quali sono compresi gli atti corrono dal
1862 al 1890.

Foto n.8: pergamena notariale di Arce,
perg. n. 40, not. Germanis Gregorius,
1725, agosto 16
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Foto n.9: pergamena notarile
do Arce, n.1, 1549
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Registri dello stato civile
Avviandoci alla conclusione ricordiamo, sempre appartenente al
fondo del tribunale di Cassino, la serie dei “Registri dello stato
civile” dei comuni del Mandamento con alcuni esempi, abbastanza
rari, di registri dello stato civile, introdotto anche questo dai
Francesi, come gli atti di nascita del comune di Ausonia risalenti
al 1809. (foto n. 11)
Infine insieme alla convinzione di non aver detto tutto
sull’argomento resta, anche, la pretesa di aver incuriosito
qualcuno, che speriamo sia invogliato a tentare una visita presso
l’Archivio di Frosinone dove i documenti originali sono
consultabili, senza nessun’altra formalità che l’esibizione di
un documento d’identità..
*Archivista di
Stato direttore coordinatore
presso l’Archivio di Stato di Frosinone.
Si
ringraziano per la preziosa collaborazione:
Giulio Bianchini, Giuliano Marcoccia, Daniela Petrivelli
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