Tra realtà e immaginazione si colloca il “San Benedetto” dell’Abbazia di Montecassino. Affresco grandioso che avvolge nella luminosità del paradiso i santi dei cenobi: “Coelestis urbs Jerusalem beata pacis visio”. Nella composizione sono richiamati diversi maestri quali Masaccio e Raffaello, Rembrandt e Goya. La parete su cui interviene Annigoni evidenzia tre momenti iconografici. Le due semilune poste in alto presentano Abramo e Mosè. La partitura centrale è riservata a san Benedetto, immerso in un cielo fulgente, attorniato da stuolo di monaci, martiri, dottori, vescovi, abati, missionari, monache, vergini. In primo piano sono – circoscritti in un triangolo – i papi Gregorio Magno, Vittorio III e Paolo VI. Solo Montini non è benedettino; ma è lui il sostenitore, subito dopo i bombardamenti anglo americani, della ricostruzione del monastero, che riconsacra nel 1964. Annigoni in questa “gloria” visionaria dai tratti risoluti e abrupti crea un’opera innografica, risuonante di salmodie nella luce paradisiaca, che inonda di sé, della sua fosforescenza teofanica, non solo la cappella, ma soprattutto lo sguardo dei visitatori. |
Pietro Annigoni nasce a Milano il 7 giugno 1910, dove frequenta le elementari, il ginnasio “G. Parini”, il Collegio “Calchi – Taeggi”. Nel 1925, la famiglia si trasferisce temporaneamente a Firenze, dove Pietro frequenta il Collegio dei Padri Scolopi e dove vivrà prevalentemente anche in seguito. Mentre attende agli studi classici, si iscrive anche alla Scuola del Nudo presso il Circolo degli Artisti, e alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia. Nel 1927, concluse le scuole superiori, accede all’Accademia di Belle Arti, ove segue e porta a conclusione i corsi di Felice Carena per la pittura, Giuseppe Graziosi per la scultura, Celestino Celestini per l’incisione. Sono anni importanti per il formarsi della sua personalità, per le amicizie più durature, e per lo svilupparsi di quell’ansia del conoscere che farà di lui un uomo di vastissima cultura. Nel 1930 espone per la prima volta a Firenze in collettiva. Due anni dopo presenta con grande successo, la sua prima mostra personale a Palazzo Ferroni nella galleria Bellini. Nel 1932, Ugo Ojetti gli dedica un articolo memorabile per la terza pagina del Corriere della Sera. Sempre nel 1932 vince il premio “Trentacoste”. Espone a Milano con eccezionale consenso di pubblico e di critica nel 1936. Continua, nel frattempo, la sua passione per i viaggi e visita molti paesi europei tra cui la Germania, ove rimane particolarmente ispirato dalla pittura rinascimentale nordica. Nel 1937 si sposa con Anna Giuseppa Maggini. Dal matrimonio sono nati due figli: Benedetto, nel 1939, Maria Ricciarda, nel 1948. La serie delle guaches realizzate durante i viaggi, o le semplici passeggiate in campagna, mostra un raro talento nel cogliere l’aspetto più intrinseco della natura, che egli interpetra con estrema sensibilità. Apertamente contrario al regime fascista ne subisce l’ostracismo fino alla caduta di Mussolini ma ogni suo interesse diretto per la politica verrà meno quando si troverà, suo malgrado coinvolto e deluso dai compromessi e dallo scarso rigore morale che accompagnarono il ritorno alla democrazia. Dal 1945 al 1950 realizza una serie di dipinti fondamentali ed oggi noti ovunque. Nel 1947 insieme a Gregorio Sciltian, ai fratelli Antonio e Xavier Bueno e ad altri firma il “Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà”, col quale il gruppo si pone in aperto conflitto con l’arte astratta e le varie correnti informali sorte in quegli anni, ma solo Annigoni sarà fino in fondo coerente con tale atteggiamento che in lui, studioso di Benedetto Croce, assume un significato eminentemente etico ancor prima che estetico. Nel 1949, la Commissione della Royal Academy di Londra accetta di esporre alcune opere da lui proposte ed è l’inizio di un successo che diventerà di portata mondiale. A Londra espone molte volte: da Wildenstein (1950, 1954), da Agnew (1952-1956), alla Federation of British Artists (1961), alle Upper Grosvenor Galleries (1966), senza contare la costante partecipazione alle mostre della Royal Academy. Altre esposizioni importanti dello stesso periodo sono quelle alla Galerie Beaux Arts (Parigi 1953), da Wildenstein (New York 1957-1958), al Brooklyn Museum (New York 1961), al California Palace of the Legion of Honor (San Francisco 1969). Nel luglio del 1969, una grave malattia aveva spento la vita della prima moglie Anna. Tra le mostre personali tenute in Italia vale la pena ricordare quelle di: Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l’enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968), e alla Galleria Levi (1971). Non si estingue mai nel corso della sua intera esistenza la passione e quasi la necessità dei viaggi che si svolgono ormai da un capo all’altro del pianeta (India, Sud Africa, Iran, Messico, Sud America etc..) alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi sempre diversi che egli coglie con eccezionale capacità di sintesi nei suoi schizzi e disegni, non meno che nelle righe del suo “Diario”, ove emergono le sue particolari doti di scrittore. Hanno posato per lui i personaggi più in famosi di questo secolo. La rivista “Time” gli ha dedicato ben sette copertine. I ritratti della Casa Reale inglese sono tra i più noti. Uno degli ultimi ritratti eseguiti è quello di Rossella Segreto, sposata da Annigoni nel 1976. Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo (Galleria degli Uffizi e Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, Metropolitan Museum of Art di New York, Collezione Reale di Windsor Castle e National Portrait Gallery di Londra, Musei Vaticani, etc.. etc). Le sue grandi composizioni allegoriche (il Cinciarda, il Sermone della montagna, la Lezione, Vita, le Solitudini, etc..) hanno suscitato ovunque reazioni esasperate di rifiuto o di ammirazione talora vicina al fanatismo. Uomo ed artista di enorme carisma, nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, dotato di capacità tecniche uniche al mondo, che gli hanno permesso di realizzare opere gigantesche non meno che minuscole incisioni, egli ha voluto consapevolmente dedicare la sua opera alla difesa della centralità e trascendenza dell’uomo di cui presagiva con lungimiranza quasi profetica l’imminente declino. I suoi affreschi (Convento di San Marco a Firenze, Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese, Abbazia di Montecassino, Chiesa del Santo a Padova, etc.) in gran parte ispirati a soggetti sacri, ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità ed intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori. Bernard Berenson scrisse di lui “Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli” e “… rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia…”. Pietro Annigoni è morto a Firenze il 28 ottobre 1988. |
Pietro Annigoni
Bibliografia:
Studio per l'affersco
Consegna della Regola all'abate Desiderio